2024, L’ANNO IN CUI ABBIAMO COMINCIATO A ODIARE IL TURISMO
Riporto qui sotto il link a un bell’articolo di Ferdinando Cotugno comparso sul giornale online Rivista Studio (e menzionato questa mattina da Nicola Lagioia su Pagina3 di Rai3). Intanto ecco uno dei primi capoversi:
Il turista è diventato la figura contemporanea perfetta da odiare, deridere o entrambe le cose, e la parola overtourism è ormai entrata non solo nel linguaggio comune ma anche nel dibattito pubblico italiano. In molte località sotto pressione turistica c’è un mood tra il fastidio collettivo e la rivolta, le pistole ad acqua a Barcellona, i droni sulle spiagge in Grecia, i cortei a Palma di Maiorca, le invasioni dei punk sull’isola di Sylt. Odiare il turista però vuol dire anche odiare un po’ se stessi, il turismo è una specie di oppressione a turno, un weekend rovini la città di qualcuno, il weekend dopo qualcuno rovina la tua.
Ma forse, continmua Cotugno, si può approfondire un po’ la cosa:
La ricerca delle stesse foto, degli stessi hashtag, degli stessi quartieri, delle stesse esperienze autentiche, la povertà delle risorse intellettuali con cui il turista si mette in ridicolo è frutto di tante cose, ma soprattutto lo è di quanto poco tempo siamo in grado dedicare alla creazione di un riposo di valore. L’estrattivismo dell’overtourism non è solo la predazione delle risorse turistiche, ma anche della stanchezza senza scampo dei turisti.
Allora forse in fondo “la derisione del turista è ingiusta”. Sotto l’overtourism con tutti i suoi difetti c’è la natura stessa della società capitalistica in cui viviamo e alla quale apparteniamo. Forse, conclude Cotugno, “loro sono solo un sintomo, e loro sono soprattutto noi, in un altro momento dell’anno”.
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