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SE N’E’ ANDATO IL RE DEL REMO

SE N’E’ ANDATO IL RE DEL REMO

Per me era quasi un’istituzione, anche perché lo incontravo quasi tutte le mattine.
– Bongiorno Palmiro!
– Bongiorno.
C’incrociavamo in salizada Sant’Agostin, accanto alla pasticceria di Perino e Maria, da sempre suoi allievi di voga. Lui aveva insegnato a vogare a un’infinità di persone, e qualcuno aveva imparato proprio bene. Ma il vero Re del Remo rimase sempre lui, e forse certe cose non si possono insegnare, bisogna averle e basta (diceva che “non serve avere forza, bisogna spingere bene con i piedi”, come riferisce Alberto Vitucci nell’articolo qui sotto).  Tanti anni fa mi aveva raccontato un aneddoto di quando era bambino, forse otto o dieci anni. La mattina presto, prima del chiaro, suo padre lo svegliava per andare a pescare. Il padre si metteva a poppa, il bambino a prua, ma era pieno di sonno.
-Go sono, papà, go sono!
– E lora dormi! Dormi quanto che ti vol, basta che ti continui a vogàr! Sera i oci e voga!
Forse è così che si diventa Re del Remo.

 

 

 

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