IL RICATTO DELLE COMPAGNIE DI CROCIERA
Con un’operazione molto interessante la Nuova Venezia ha ottenuto un’intervista con Pierfrancesco Vago, presidente della MSC Crociere. Di fronte alle obiettive complicazioni e inefficienze dei vari governi degli ultimi anni, il presidente Vago ha presentato la concreta possibilità che le grandi compagnie abbandonino i tentativi di fissare ormeggi stabili a Venezia. Effettivamente, dal loro punto di vista il governo e il porto sono stati interlocutori ben poco affidabili. Il decreto Draghi del 2021 stabiliva che si dovesse costruire un porto in alto mare solo per loro e che nel frattempo (ma quanti anni ci vogliono? dieci? quindici? neppure i bandi sono ancora usciti!) alcune navi potevano arrivare a Marghera e altre, quelle più “piccole” in Marittima via Canale dei Petroli e Canale Vittorio Emanuele. Ma a Marghera finora arrivano solo alcune navi non grandissime (il Canale dei Petroli andrebbe ingrandito per loro) e in Marittima nessuna. Per nostra fortuna (di noi anti-crociere) le grandi compagnie cominciano a spazientirsi. Per una volta l’inefficienza quasi proverbiale delle burocrazie italiane ci è d’aiuto! Forse grazie ad essa la città e la laguna si risparmieranno invasioni, inquinamenti e degrado! Dall’intervista emerge anche quello che è probabilmente il vero progetto delle grandi compagnie. Non sembrano pensare tanto al porto d’alto mare quanto invece a una sede permenente a Marghera (con grande danno per la laguna, aggiungiamo noi). Così dice il presidente Vago, di cui ecco le parole testuali: “Pensiamo che il futuro della crocieristica sia a Marghera, con una sponda importante a Stazione Marittima per le navi di lusso. Marghera è un’area che va bonificata e che… può avere un nuovo futuro nel settore turistico.” Ma se il governo non si decide a prendere decisioni immediate, è il senso dell’intervista, le navi da crociera se ne andranno altrove: a Trieste, a Monfalcone, a Ravenna. Personalmente, mi pare che queste parole aprano un orizzonte di speranza per la nostra città, in attesa che i movimenti internazionali che stanno prolificando negli ultimi tempi ottengano provvedimenti validi per tutto il pianeta e dunque anche per i porti dell’Adriatico che dovrebbero sostituire il nostro.