VENICE — On the banks of the Grand Canal, smartphone-wielding tourists jostled for position, capturing the elegantly masked figures of Carnival. The tourists scrummed with commuters for precious space aboard Vaporetto water buses. “Let me through!” barked one elderly Venetian, claiming a seat amid a sea of foreigners. Nearby, city sanitary workers roamed the streets, toting sawdust and complaining of unpleasant finds.
ANCHE IL WASHINGTON POST DA’ VENEZIA PER PERSA
Un bell’articolo dei corrispondenti da Roma del Washington Post (Anthony Faiola e Stefano Pitrelli) descrive molto bene la situazione di Venezia nei confronti del turismo internazionale. L’articolo non parla esplitamente di morte della città o di decadimento irreversibile, ma su tutto il contesto spira un’aria di malinconia, quasi di rassegnazione. I due autori si sono documentati con cura, intervistando sia le autorità sia rappresentanti di categorie e associazioni di cittadini. Ne esce il quadro di una Venezia che sta soffocando sotto l’abbraccio di milioni di visitatori, e che non non sa (e forse non può) resistere alle sirene dell’economia turistica anche se ciò decreterà la sua fine come città vissuta e vivibile. L’esperimento del contributo di accesso, il limite di 25 persone per i gruppi, l’esclusione delle navi da crociera da San Marco sono ben raccontati e descritti, ma se ne capisce bene anche la futilità di fronte alla crescente, inarrestabile marea dei visitatori. Nella Smart Control Room il capo dei vigili Marco Agostini mostra gli innumerevoli schermi, spiega il sistema di controllo dei visitatori attraverso l’aggancio dei cellulari, riferisce che “il traffico di pedoni davanti all’hotel Danieli è stato di 17,752 persone in 24 ore, ma poi aggiunge: “Se un campo o una calle diventano troppo affollati possiamo arrestare il traffico o indirizzarlo verso zone meno affollate”. Il lettore forse capirà da solo che in quel modo si arriverà a riempire anche le poche zone tranquille, rendendo completa la trasformazione della città in parco turistico. Interessanti sono anche i moltissimi commenti alla versione online dell’articolo, quasi tutti rammaricati per il destino di una città che è stata e poteva restare un miracolo di bellezza e di poesia.
Potete leggere l’articolo intero sul sito del giornale cliccando qui. Il sito chiede di inserire un indirizzo email e di registrarsi (senza spese né obblighi) o di pagare 25 centesimi per aprire il testo. Qui sotto inserisco il titolo e alcuni dei primi capoversi.
Venice, crowded for Carnival, tries to turn back the clock on overtourism
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For Venice, it’s a sign of returned times. A pandemic-era reprieve has ended in a city whose residents both love and loathe tourists, who drop $3 billion annually but leave behind 70,000 tons of trash and urine-sprayed streets and take the occasional nighttime joyride in a commandeered gondola.
A 29-day test, set to start on April 25 after a series of delays, will require day-trippers to book and pay admission to set foot on Venice’s core island. City officials note that tourists worldwide have long paid entry fees for museums, archaeological sites, even churches, with more-popular sites turning to visitor caps or time slots. This system, they say, is a mild version of those.
If deemed a success, the new fees — initially set at 5 euros, equal to $5.38 — would continue to apply on certain days, officials say, especially in high season, when tourists can outnumber locals by 3 to 1. Overnight visitors, who already pay a tourist tax at hotels, would be exempt.
Another experimental measure, starting in August, will limit tour groups to 25 people. That follows a cruise ship ban in place since 2021 that prevents massive ships from sailing past St. Mark’s Square through the Giudecca Canal and docking at the historic city center — though they can still make port nearby. Venice has also banned new souvenir shops on the city’s main arteries, and new hotels now require an official vote in city hall.