LOCAZIONI TURISTICHE, LE FALSITA’ DEI PROPRIETARI
Saranno deliberate falsità o grossolani errori di calcolo o, com’è più probabile, entrambe le cose, fatto sta che le dichiarazioni della presidente di Bre-ve (associazione dei proprietari di appartamenti in locazione turistica) non stanno proprio in piedi. Lo ha dimostrato con un accellente lavoro un ricercatore dell’associazione OCIO, che si è preso la briga di andare a verificare. Tra gli “errori” più madornali:
“La spesa media per famiglia è aumentata dal 2021 al 2022 del 171%”, Ma il dato, preso da uno studio della Cgia di Mestre, era ben altro: ” la spesa media tra il 2021 e il 2022 è aumentata di 171 euro.”Anche se è è una svista, è proprio imperdonabile.
“Nel 2023 il reddito medio di un veneziano è stato di 22.470 euro. Il reddito mensile pro-capite medio è di 1.690 euro”. Ma, come scopre OCIO, “nello studio delle Acli, 1.690 euro non è il reddito pro capite medio mensile delle famiglie ma l’aumento del reddito pro capite medio rispetto all’anno precedente.”
E così via. Si tratta di dichiarazioni tutte volte a dimostrare che l’uso delle locazioni turistiche non è un danno per la città ma un fatto di sopravivenza per i poveri proprietari di case ridotti alla miseria. Trovate qui sotto in corsivo tutto l’articolo di OCIO, che potete vedere anche nell’originale cliccando qui.
Bre.Ve: i numeri della disinformazione
L’associazione Bre-Ve sul proliferare delle locazioni turistiche “La responsabilità è dell’economia il caro vita pesa sui proprietari”
Dichiarazioni della presidente di Bre-Ve, Olimpia Scappini, alla Nuova Venezia del 23 gennaio 2024, nell’articolo firmato da M.D.
(Un articolo dal contenuto simile, dal titolo «Case in affitto solo ai turisti? Ormai i residenti non hanno soldi». L’allarme dei proprietari, è stato pubblicato dal Gazzettino.it il 29 gennaio 2024 a firma di Valeria Turolla)
Secondo la presidente di Bre.Ve, i proprietari che scelgono di convertire le loro case in locazioni turistiche, invece di affittarle ai residenti, lo fanno per colpa dell’economia e degli inquilini. Al cuore dell’argomentazione, dati e numeri provenienti da fonti autorevoli. Ma confrontando i dati citati con quelli delle fonti menzionate, non ce n’è uno che corrisponda.
1. Scappini: A Venezia, secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre, l’indebitamento delle famiglie è mediamente intorno ai 9.500 euro.
Ocio: secondo la Cgia di Mestre 9.500 sono i milioni di indebitamento totale nella provincia di Venezia nel 2022. L’indebitamento medio per famiglia in provincia è di 25.092 euro e colloca Venezia al 21° posto per indebitamento tra le provincie italiane. Ai primi tre posti troviamo, nell’ordine, Milano, Monza Brianza, Bolzano che non sono certamente tra le aree italiane più povere, anzi!Secondo la Cgia “Le aree provinciali più esposte economicamente, infatti, sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati.”E ancora “… il maggiore indebitamento di questi territori potrebbe essere riconducibile ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare che, ovviamente, sono in massima parte ascrivibili alle famiglie che hanno un buon tenore di vita.”
2. Scappini: La spesa media per famiglia è aumentata dal 2021 al 2022 del 171%, soprattutto energia elettrica (54%), gas (34%), manutenzione (10%), alimentari (41%) e trasporti (24%) … Non stiamo parlando di un altrove, ma di Mestre e Venezia.
Ocio: fosse così tragica la situazione, avremmo code infinite alle mense della Caritas e mendicanti a ogni angolo di strada. Per fortuna la realtà, pur difficoltosa, è molto diversa. I numeri citati nell’articolo sono sì quelli riportati in un altro report della Cgia, ma la signora Scappini ci aggiunge di suo il simbolo di percentuale (%) che non esiste e che prefigurerebbe un’Italia sull’orlo del baratro.Secondo la Cgia la spesa media tra il 2021 e il 2022 è aumentata di 171 euro (+16,6%), di cui 54 euro per l’energia elettrica, … tutti numeri senza %.Non solo, ma i dati riportati dalla Cgia non sono riferiti a Mestre e Venezia, ma riguardano l’incremento medio di spesa familiare a livello nazionale.
[Fonte: https://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2023/01/Consumi-obbligati-14.01.2023.pdf]
3. Scappini: Nel 2023 il reddito medio di un veneziano è stato di 22.470 euro.Il reddito mensile pro-capite medio è di 1.690 euro, ovvero un ‘reddito di sopravvivenza’ con il quale si dovrebbe pagare un affitto medio di mercato tra 650 e 850 euro al mese”. Rispetto all’anno precedente l’aumento è del 4,7% che rispetto all’aumento generale del 171% è, praticamente, niente.
Ocio: per queste informazioni non è riportata la fonte, ma si recupera facilmente sul web: è un articolo pubblicato da VeneziaToday il 16 novembre 2023, che riprende un’analisi delle Acli basata sui modelli 730 elaborati durante la campagna fiscale del 2023 che ha preso in considerazione le pratiche di 19 mila contribuenti, un campione distorto poiché rappresentativo dei contribuenti che si rivolgono ad Acli ma non di tutti. Inoltre, il dato è riferito alla provincia, non al comune di Venezia.
[Fonte: https://www.veneziatoday.it/economia/rapporto-redditi-inflazione-2023-acli.html]
Un’ulteriore cantonata della presidente: nello studio delle Acli, 1.690 euro non è il reddito pro capite medio mensile delle famiglie ma l’aumento del reddito pro capite medio rispetto all’anno precedente.Secondo l’Ufficio studi della CGIA, che ha analizzato i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze riferiti alle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef del 2021, il reddito medio delle famiglie veneziane è di 24.058 euro (nella statistica non sono compresi gli effetti del lavoro sommerso e dell’evasione fiscale).
[Fonte: https://www.cgiamestre.com/i-paperoni-ditalia-abitano-a-lajatico-pi/]
Ma la cosa assolutamente incredibile è il confronto, fatto dalla Scapini, tra l’incremento annuo del reddito medio delle famiglie veneziane, + 4,7%, e il fantomatico aumento del 171% della spesa media per famiglia (in realtà, come visto sopra, di 171 euro).La presidente non si rende nemmeno conto dell’assurdità dei numeri che cita e del loro significato.
4. Scappini: secondo le statistiche, il 35% degli inquilini affittuari sono morosi, il 62% paga in ritardo almeno una volta, e il 49% ritarda due o più canoni all’anno.
Ocio: Anche in questo caso, quali siano le statistiche consultate non è detto. Si tratta con grande probabilità dell’indagine condotta da SoloAffitti su 400 proprietari di case affittate una o più volte nel corso degli ultimi 10 anni (per un totale di 1.520 locazioni complessive). Proviamo allora a riscrivere in termini corretti i risultati di questa analisi: secondo le statistiche prodotte da SoloAffitti, in 10 anni su 1520 locazioni esaminate, il 62% degli inquilini non ha pagato sempre regolarmente il canone di affitto, tardando nel saldo di uno o più mensilità.Certamente episodi sgradevoli per i proprietari ma, come scrive SoloAffitti, potrebbe trattarsi di un “… ritardo di pochi giorni, una semplice dimenticanza.” Il valore ha dunque nella realtà un peso ben diverso dal significato che gli si vuole fare assumere nelle dichiarazioni.Il mancato pagamento di uno o più canoni mensili (che si configura come morosità secondo le norme vigenti) interessa invece circa la metà (il 49%) degli inquilini ritardatari e non di tutti gli inquilini (come fa intendere la presidente di Bre-Ve); tra questi (il 49% del 62%), nel 36,5% dei casi il proprietario ha avviato un’azione di sfratto per morosità.
Ricordiamo che non si tratta di dati da fonti pubbliche, ma di un’indagine di SoloAffitti, priva di informazioni sui metodi di campionamento e anzi è strumentale per promuovere il loro servizio SoloAffittiPay, pubblicizzato nell’articolo. Ha riguardato solo 400 persone ed esclusivamente proprietari di case.Indagini simili hanno portato a valori anche molti diversi, come 3% di morosi a Milano o 3% di ritardatari a Firenze. (Zappyrent)L’unica fonte pubblica ufficiale sono i dati prodotti dal Ministero dell’Interno, secondo il quale nel 2022 sono state 99.136 le richieste di esecuzione di sfratto presentate, su 5,2 milioni di famiglie che vivono in affitto: il 2%. E non sono nemmeno tutte richieste dovute a morosità.