LA CURA DI BRUNETTA PUO’ UCCIDERE IL MALATO
Si fa sempre più preoccupante l’oscura presenza che da qualche tempo grandeggia con insistenza sul lontano orizzonte della città di Venezia. Potrebbe essere una forza amica, ma più facilmente si dimostrerà l’origine di terremoti che cambieranno Venezia in modo radicale e alla fine le infliggeranno il colpo di grazia. Mi riferisco alla Fondazione VCMS (Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità) e ai suoi grandiosi progetti di “sviluppo” per Venezia. Con i suoi 13 formidabili soci fondatori (tutti ricchissimi e prestigiosissimi) e i 41 soci “aggiunti” (si veda la lista qui sotto), la Fondazione rischia di diventare davvero una spinta incontenibile verso lo stritolamento di ogni residuo di vita veneziana gradevole, consapevole e desiderabile. I soci fondatori e quelli aggiunti sono tutti o quasi gli stessi che hanno finora promosso (o almeno, certamente non contrastato) l’esponenziale crescita del turismo, della cementificazione (per Marghera e la terraferma), e la commercializzazione di ogni angolo e di ogni pietra. Non si sa ancora quali saranno i “progetti” ai quali la Fondazione darà origine, ma le premesse parlano abbastanza chiaro, a cominciare dal nome del Presidente, l’ex ministro Renato Brunetta. Di certo per ora c’è soltanto l’ìdea di fare di Venezia una “città campus”, raddoppiando il numero di studenti universitari (da 30.00 a 60,000), da alloggiare forse anche in terraferma. Poi la Fondazione metterà insieme un piano per “vendere l’operazione Venezia,” presentandola a banche e investitori. Scopo dichiarato sarà di “spingere sul motore economico e sociale per rispondere alle sfide complesse che minacciano la sua stessa sopravvivenza”: data la fonte e dati i destinatari dell’appello possiamo solo immaginare progretti di “sviluppo” tali da far accapponare la pelle. Infatti si parla di tutto fuorché della semplice cosa di cui c’è bisogno: far ritornare i residenti e le attività ad essi legate, limitando le locazione turistiche e ponendo dei ragionevoli limiti al numero di visitatori giornalieri. Per queste semplici cose non occorrono né i 13 fondatori della VCMS né i 41 soci aggiunti: basta solo prendere alcune misure intelligenti e graduali. Il resto, la “più antica città del futuro” saprebbe procurarselo benissimo con le sue forze.
Riporto qui sotto un articolo del Sole 24 Ore del 20 agosto, nel quale si presentano al pubblico nazionale i primi passi della Fondazione elencandone i teoricamente ottimi scopi, come “sviluppo nelle economie del mare, nelle energie rinnovabili e nella transizione ecologica”.