MOTO ONDOSO, LE SPERANZE SONO POCHE
Ancora un tentativo da parte di alcuni veneziani di lanciare un allarme contro gli eccessi di velocità nella laguna. Da alcuni decenni i motori marini stanno distruggendo le rive del canali, le fondazioni delle case, le barene e isole lagunari nell’indifferenza totale delle varie amministrazioni. Venti anni fa l’associazione Pax in Aqua (della quale io ebbi l’onore di essere presidente per dieci anni) ottenne perfino la nomina, da parte del governo di Roma, di un “Commissario Straordinario per la Lotta al Moto Ondoso a Venezia e nella Sua Laguna”: fu nominato l’allora sindaco Paolo Costa, che non fece assolutamente niente: investì molti fondi per far fare uno “studio” a una ditta tedesca esperta di trasporti terrestri (si chiamava Transcare), studio che fu subito messo in un cassetto; poi spese 34 milioni per comprare al Tronchetto un ediificio che fu subito abbandonato. Il moto ondoso continuò peggio di prima. Adesso alcune società remiere hanno ripreso l’iniziativa. Auguriamo loro buona fortuna, anche se le premesse non sono positive: i veneziani non sembrano curarsi molto del problema, e le stesse società remiere (ce ne sono più di trenta) non partecipano alle manifestazioni oppure inviano una striminzita barchetta di rappresentanza, con pochissime lodevoli eccezioni. Intanto i sindaci, ostaggi elettorali di tassisti e trasportatori, condannano il moto ondoso a parole ma si guardano bene da qualsiasi serio intervento. Ancora una volta, purtroppo, la causa ultima del degrado di Venezia è l’inerzia o peggio l’interesse dei veneziani, come accade con il proliferare delle locazioni turistiche e delle bancarelle di ricordini.
Sono d’accordo con lei.
Sto, nle mio piccolo, inondando i social del mio punto divista che è quello suo.
Ad alcuni gli ho fatto gli auguri di queste manifestazioni che io definisco con “le pistole ad acqua”.
Inutili ed inefficace
Dispiace dover essere pessimisti su un argomento così importante come quello del traffico acqueo nella nostra laguna. Tuttavia io credo ancora che non tutto sia perduto. Ho visto che i nuovi dirigenti di alcune remiere sono molto competenti e molto seguiti e penso che possano mettersi a capo di un’attività efficace. La stampa internazionale, se opportunamente informata, può essere di grande aiuto, come l’UNESCO che ha bisogno solo di essere tenuta al corrente della realtà delle cose (molto spesso non è al corrente, malgrado la buona volontà e il lavoro costante di associazioni come Italia Nostra). La nuova consapevolezza ecologico-ambientale delle generazioni giovani può concorrere a cambiare le cose. Occorre, come dice Giovanna Bonacini, “continuare a batterci”.
Totalmente d’accordo! Grazie, Paolo! Continuiamo a batterci, per le future generazioni. Ne siamo responsabili…..