SECONDA PILLOLA SUL TROPPO TURISMO
Eccovi oggi la seconda pillola. Ricordo che il testo è di Marco d’Eramo (autore del saggio “Il selfie del mondo. Indagine sull’età del turismo“, Feltrinelli 2022). Le pillole non vengono direttamente dal libro ma da un articolo di d’Eramo pubblicato sul giornale online CheFare il 20 agosto. Potete leggere l’articolo intero cliccando qui. Le pillole sono quattro, e questa è la seconda. Congratulazioni alle 185 persone che hanno letto la prima, postata ieri 21 agosto!
Pillola n.2. La messa in scena
È questa messa in scena a dare alla città turistica la sua inconfondibile teatralità. Ogni città deve “recitare” se stessa: Roma deve mettere in scena la romanità, Parigi deve corrispondere all’idea che un americano si fa di Parigi. Il bistrot diventa la caricatura del bistrot. Nello stesso modo, Trastevere è la caricatura del romanaccio. […]
Ho molto frequentato il Quartier Latin di Parigi per tutti i primi anni settanta del secolo scorso: era animato, vivo, nonchalant; quarant’anni dopo, è un quartiere morto, un’area disastrata dominata da squallore a buon mercato. Il Quartier Latin è un buon esempio di come il turismo può uccidere un quartiere facendolo vivere. Tutto il quinto arrondissement è come svuotato dall’interno, chiusi i negozi utili come ferramenta, mercerie, casalinghi, elettricisti; ogni manifestazione di vita locale è sostituita a poco a poco dal falso cinese, dal falso greco, dalla paninoteca e dal gelataio. E questo nonostante il quartiere sia ancora la sede della Sorbona, del Collège de France, di licei… […]
Proprio per la natura teatrale dell’attività turistica, “la posizione del lavoro nella fornitura di prodotti turistici è insolita, perché i lavoratori sono nello stesso tempo fornitori di servizi e parte del prodotto consumato”. Ovvero gli addetti all’accoglienza turistica costituiscono l’infrastruttura del sightseeing, ma sono nello stesso tempo essi stessi oggetto del sightseeing: la qualità del servizio, “l’amichevolezza, la cordialità” dei “locali” sono atout importanti per una destinazione turistica.
Detto in altre parole, un cameriere deve non solo servire a tavola, ma anche mettere in scena il servizio. In termini barthesiani, il linguaggio corporeo del cameriere deve connotare non solo la sua professione, ma anche la sua “italianità”, “francesità”, insomma la sua “tipicità”, nel senso dei “prodotti tipici”.
Anche perché addetti e personale di servizio costituiscono in realtà la più frequente, e spesso
l’unica, realtà umana locale con cui i turisti vengono a contatto. […]