MA NON CI SONO MAI BUONE NOTIZIE?
I giornali di oggi dedicano molte pagine alla riunione, avvenuta presso l’Autorità portuale, degli enti e delle imprese che ivi lavorano. Trionfalmente il presidente del Porto ha annunciato che verranno spesi 1,7 miliardi di euro per rilanciare le funzioni del porto di Venezia. Questo significa allargare e scavare i canali lagunari per farci passare le navi supergiganti, e poi creare immensi parcheggi a Marghera e Fusina per depositarvi i container, inserire altre ferrovie e autostrade per smistarli un Europa. Significa insomma dare una svolta importante alla funzionalità di Marghera come porto commerciale, industriale e “provvisoriamente” anche crocieristico (in attesa del costosissimo nuovo porto d’altura per le crociere). Allora, che destino rimane di fronte a queste notizie per i sogni di alcuni (forse pochissimi) veneziani, tra i quali metto anche me stesso, che pensavano che Marghera avrebbe potuto, con la chiusura di tante attività petroliere e industriali, essere convertita ad altri usi, essere trasformata in una città giardino sede di aziende di produzione immateriale, di alta tecnologia e di ricerca avanzata in campi come la medicina, la biologia, perfino la matematica e la fisica che proprio in questi giorni ha ottenuto un premio Nobel? A Trieste sono stati in pochi anni creati diecimila posti di lavoro grazie alle spinte della SISSA (Scuola Internaziionale Superiore di Studi Avanzati), in Germania proprio la Ruhr, inquinatissima zona industriale, è diventata un paradiso di riconversione ecologica. Perché non Marghera, affacciata su una delle lagune più belle del mondo, a un passo da Venezia e dagli aeroporti del Veneto? Perché non esiste un piano nazionale per la riconversione? Me lo chiedo da almeno vent’anni e ormai avevo cessato di chiedermelo. Ma la notizia di oggi, quei miliardi di euro spesi per continuare sulla strada dell’autodistruzione mi riportano alla realtà. Purtroppo Venezia non è Trieste e l’Italia non è la Germania.