VENEZIA POCO ADATTA A DIVENTARE UN GRANDISSIMO PORTO
Il traffico commerciale marittimo è in grande aumento. E il mare Mediterraneo ne è parte sempre più importante, con grande crescita del numero di container trasportati. Per i nostri porti il futuro promette bene. Ma non tutte le zone sono in grado di espandere le attività: occorrono coste adatte e un retroterra capace di diventare una sola, immensa rete ferroviaria e stradale. E’ quello che Paolo Costa voleva per Venezia quando era presidente dell’Autorità portuale e noi di Italia Nostra lo contestavamo in tutti i modi.
Adesso però sembra che anche i grandi finanzieri comincino a capire che non si può fare proprio tutto. Forse anche grazie alle pressioni di chi nelle varie zone ci abita. Oggi segnalo con soddisfazione una frase del Direttore Generale del Centro Studi della banca Intesa San Paolo. Dopo aver esaltato l’importanza crescente dei porti del Mediterraneo, si sofferma su Trieste, dicendo che è “molto ben integrata con la ferrovia e guarda all’Europa“, ma introduce una nota di cautela per Venezia: “ha un peso strategico importante anche se risente di un eco-sistema ambientale e urbanistico fragile come dimostra la scelta di allontanare le navi da crociera.” Non sarà tanto, ma è una presa di coscienza che finora mancava. La successiva citazione del porto di Monfalcone come terzo centro conferma che forse ci si sta rendendo conto che non si può allungare, allargare e deformare il territorio a proprio piacimento. Forse le considerazioni riguardanti l’ambiente cominciano davvero a farsi strada. (Articolo dalla Vuova Venezia di oggi 30 settembre 2021).
Il giro lungo di Checco Canal
Un veneziano all’estero: andata, soggiorno e ritorno.
Compratelo qui o leggetelo qui con molte più illustrazioni.
Leggete qui una recensione sul “Gazzettino” di Venezia