MA QUELLE NAVI NON CI STANNO
Per l’ennesima volta ricopio qui sotto un articolo che dimostra l’evidenza di una verità perfino ovvia e banale: le grandi navi da crociera sono troppo grandi, nella laguna non ci stanno. Ma malgrado tutto si continua a volerle far entrare, perché porterebbero soldi e posti di lavoro (mentre i veneziani sono costretti dal turismo a cercare il lavoro altrove, questo è il paradosso). Per farle entrare il governo è disposto a sventrare la laguna, dopo che si era riusciti a mantenerla viva per quasi due millenni con delicatissimi lavori di manutezione. Ed è disposto a investire centinaia di milioni, prima per allestire degli ormeggi provvisori nel cuore della laguna stessa e poi addirittura per costruire un porto apposito subito fuori dalle bocche di porto: ma obbligando passeggeri ed equipaggi a micidiali andirivieni tra terraferma/aeroporto e quel nuovo porto all’imboccatura del mare.
Ma perché dovrebbe il Paese investire tanti capitali, rovinare una preziosa laguna, riempire le strade e i ponti di masse di vacanzieri? Siamo sicuri che ci guadagnerebbe? La città di Venezia sta perdendo tutti i residenti e tutte le aziende produttive a causa del turismo di massa. Si sta suicidando come città. Anche sul piano economico sta facendoo un cattivo affare: l’economia turistica è mediocre come rendita e scaccia quella più ricca, quella fondata sulla produzione di beni di alto valore aggiunto e alta tecnologia.
Ma così stanno le cose. Decine di articoli compaiono ogni mese sulla necessità di limitare il turismo di massa ma sono del tutto ignorati. Vince il piccolo guadagno immediato, la rendita di posizione. E intanto la città si spopola e la laguna si trasforma in un braccio di mare. (Prendo l’immagine qui sopra dalla Nuova Venezia: guardate come i bassissimi fondali lagunari soffrono al passaggio di quei mostri).
Il giro lungo di Checco Canal
Un veneziano all’estero: andata, soggiorno e ritorno.
Compratelo qui o leggetelo qui con molte più illustrazioni.
Leggete qui una recensione sul “Gazzettino” di Venezia