SULLE NAVI DA CROCIERA CHIARIAMOCI LE IDEE
Da qualche giorno i media locali, nazionali e internazionali diffondono con grande risalto la notizia che Venezia sta per essere salvata dalla presenza delle grandi navi da crociera. Prima c’è stato l’ultimatum dell’Unesco, ripreso da tutti i media del mondo; poi i propositi del governo Draghi, che facevano presagire un’azione imminente per escludere le grandi navi da Venezia; adesso, proprio ieri, una decisione del consiglio dei ministri che definisce l’azione del governo con molti dettagli. La sensazione generale è quella ben riassunta dal titolo della Repubblica di oggi che riporto qui sotto: “Stop alle crociere. Per Venezia un futuro sostenibile.”
Ma il decreto che sta per uscire non implica per nulla uno “stop alle crociere.” In verità non fa che spostarle dalla Marittima di Venezia al porto di Venezia, quel Porto Marghera che finora serve il traffico commerciale e qualche fetta minore del traffico dei passeggeri. Il porto è ben inserito dentro la laguna di Venezia, a pochissima distanza dalla città abitata (quattro chilometri di acqua lagunare). Le grandi e grandissime navi dovranno servirsene per tutto il tempo necessario per costruire ex novo un altro porto solo per loro, appena fuori dalla laguna (tre anni? cinque anni? forse dieci? Come per il Mose, soluzioni grandiose, costose, impressionanti).
Ecco allora le considerazioni principali:
1. Il governo non ha avuto la capacità o la volontà di presentare una visione di Venezia come città vissuta e vivente. Ha implicitamente dichiarato che la sua economia ha bisogno delle grandi navi, cosa non solo discutibile ma anzi chiaramente errata. Il turismo di massa genera cattiva economia e scaccia la buona: per rendersene conto basta fare una passeggiata per la città nei tempi di non-virus.
2. Non solo le grandi navi sono ammesse, ma per loro si spendono cifre ingenti, sia per adattare le banchine di Marghera (157 milioni a quanto pare), sia per costruire un nuovo porto in mare.
3. Il vero problema di Venezia è il turismo di massa. Ma il governo crede, o finge di credere, alle vanterie dell’attuale sindaco Brugnaro, che sta per inaugurare un sistema di gestione del turismo basato sulla tecnologia dei tornelli, che mira in realtà ad aumentare il numero dei turisti perché vorrebbe indirizzarli verso le parti della città ancora un pochino meno invase. Nell’ambizioso e costoso piano per Venezia presentato nei giorni scorsi non c’è alcun cenno a limitazioni delle locazioni di appartamenti, ai negozi di ricordini, all’intasamento dei mezzi di trasporto. Si cerca solo di rendere la “macchina Venezia” più efficiente sul piano dei ricavi e dei profitti.
Il giro lungo di Checco Canal
Un veneziano all’estero: andata, soggiorno e ritorno.
Compratelo qui o leggetelo qui con molte più illustrazioni.
Leggete qui una recensione sul “Gazzettino” di Venezia
condivido pienamente.