DOPO IL COVID, UNA VENEZIA MIGLIORE?
Abbiamo tutti constatato quanto orrendo sia stato su Venezia l’effetto della “monocultura turistica”. Spariti i turisti la città sembra un paradiso di pace e bellezza. Troppo vuoto, certo, perché mancano i residenti di un tempo; ma si è potuto vedere che con veri abitanti invece delle masse passeggere saremmo tutti più felici (e anche più ricchi).
Allora, spinti dall’evidenza, i dirigenti della città si sono affrettati ad approfittare dell’occasione per rimediare agli eccessi, per scrivere regole nuove, per limitare rigorosamente i numeri del turismo di massa?
Sapete purtroppo, cari amici che leggete queste righe, che questo non sta avvenendo.
Anzi, sta avvenendo il contrario.
Si cercano spazi a Marghera e Fusina per stipare nuove navi da crociera. Si promettono agli appartamenti in “locazione turistica” ogni sorta di aiuti perché resistano fino al ritorno delle valige a rotelle. Non si creano incentivi alla residenza. Si pianificano campagne pubblicitarie internazionali perché la gente ritorni, riempia i bar e le fondamente, intasi i ponti e riprenda a scacciare i pochi abitanti residui. Così va oggi la nostra Venezia.
Ecco qui sotto qualche esempio di alberghi che, durante la pausa turistica, fiduciosamente stanno lavorando per prepararsi a un domani per loro ancora più luminoso – e per Venezia sempre più malinconico. (Nell’ultima immagine vedete gli “acquari” che un albergatore inserirà dentro Palazzo Pemma a San Giacomo dall’Orio, il palazzo nel quale aveva sede la facoltà di Architettura nella quale io stesso ho insegnato per alcuni anni. Questo forse giustifica l’amarezza con la quale scrivo questo pessimistico post).
Il giro lungo di Checco Canal
Un veneziano all’estero: andata, soggiorno e ritorno.
Compratelo qui o leggetelo qui con molte più illustrazioni.
Leggete qui una recensione sul “Gazzettino” di Venezia