LA VENEZIA FUTURA POTRA’ ESSERE PEGGIORE DI PRIMA
E’ assolutamente vergognoso come i membri della giunta Brugnaro (la vecchia e la nuova) riescano a mentire alla stampa di tutto il mondo, presentando la loro politica di commercializzazione della città, svendita della cultura e uccisione della residenza come atti di protezione della città stessa. Ancora più vergognoso è come tanti giornalisti, specialmente stranieri, si lascino facilmente abbindolare e descrivano il presente governo di Venezia come volto a preservare la città dalle conseguenze negative del turismo di massa.
Il più recente esempio di mistificazione della realtà è un articolo su Venezia comparso il 9 ottobre su Condé Nast Traveler, una delle riviste di viaggio più diffuse e apprezzate d’America. L’autrice dell’articolo, tale Julia Buckley, intervista tra gli altri l’ex assessora al Turismo Paola Mar, oggi passata a Patrimonio, Toponomastica, Università e Promozione del Territorio. La Mar, com’è noto, è una delle principali esecutrici della politica acchiappa-turisti, acchiappa-crociere, acchiappa-bnb di Brugnaro, che infatti l’ha trionfalmente confermata nella nuova giunta formata dopo le recenti elezioni. Il titolo dell’articolo, già fuorviante, è questo: “Venezia vede un futuro diverso dopo la pandemia”, e il sottinteso è che l’ammimistrazione sta lavorando per ridurre i danni creati dal turismo di massa. L’articolo cita la parole di una veneziana: “Il turismo può essere positivo, ma qui è stato estrattivo” (suppongo nel senso di estrarre dalla città le sue ricchezze, sfruttandola il più possibile). “Paola Mar,” continua l’articolo, “pensa lungo le stesse linee”. “Bisogna,” dice l’ex assessora al Turismo, “cambiare il modo in cui i turisti vedono e trattano la città”. A questo scopo ha preparato, “assieme all’Università di Ca’ Foscari, un itinerario che collega la storia di Venezia alla Cina” e intende “fare la stessa cosa per Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, per ispirare un turismo più riflessivo”. E poi avrebbe “sostanzialmenter arrestato l’apertura di nuovi alberghi” e di “ristoranti da asporto”, e “disincentivato la crescente economia di airbnb imponendo la costruzione di fosse settiche per i nuovi appartamenti”. E finalmente, avrebbe fatto installare i tornelli, “che nei giorni di maggior afflusso riescono a spingere i pedoni lontano dalle principali vie cittadine”. E, ciliegina sulla torta, l’estate scorsa stava per imporre una “tassa d’ingresso di dieci euro per gli escursionisti d’un giorno”.
Sembra incredibile. C’è stata, ci sarebbe forse ancora, un’opportunità di disegnare una vera politica turistica per il futuro e ci si rivolge alle stesse persone che hanno portato Venezia alla presente situazione di degrado, lamentata e descritta su tutti i giornali. E quelle persone riescono ancora a incantare i giornalisti – o almeno i più superficiali e frettolosi, che sono purtroppo la maggioranza.
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Il giro lungo di Checco Canal
Un veneziano all’estero: andata, soggiorno e ritorno.
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