BANCARELLE E NEGOZIETTI, UN BEL PROBLEMA
E’ un vero piacere vedere i campi e le rive di Venezia sgombrati da bancarelle che ostruiscono la vista, deturpano i monumenti e danno alla città quell’aspetto di trasandatezza e di bassa qualità che tanto la danneggia. E viene da sperare che quando l’epidemia sarà passata si riesca a non ritornare più in quelle condizioni.
Ma intantro si era creata tutta un’economia: di signori, veri signori, ma anche di lavoratori non sempre privilegiati. Signori sono i padroni dei fondi (quasi sempre veneziani) e spesso i titolari di non una ma di numerose bancarelle, subaffittate ai bengalesi di turno. L’articolo di Vera Mantengoli che riproduco qui sotto (dalla Nuova Venezia di oggi 29 maggio) parla di affitti che “possono raggiungere i 5-8 mila euro al mese”. Non mi sentirei tanto addolorato per quei proprietari, che per decenni hanno goduto di rendite altissime approfittando del turismo di massa che stava distruggendo la vita della città. Ma più serio mi sembra il problema dei dipendenti e piccoli subaffittuari, spesso persone senza studi avanzati e senza una vera professionalità. Chi spera, come me, che Venezia possa ritornare ad essere abitata e produttiva non può non porsi il problema di migliaia di persone che resteranno senza lavoro e senza redditi. Per loro occorre studiare una strategia che permetta un passaggio graduale ad altre forme di lavoro, che possono essere ben più redditizie e stabili, senza l’incubo della stagionalità. Questa dev’essere una delle principali preoccupazioni di chi volesse proporre una nuova Venezia per il futuro. La strade ci sono. come dimostrano tante città che vivono benissimo senza il turismo di massa. Occorre solo pensarci e volerlo veramente.
Il giro lungo di Checco Canal
Un veneziano all’estero: andata, soggiorno e ritorno.
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