TAMPONI, TAMPONI, TAMPONI
(Nell’immagine: macchine in coda per il tampone in California). Inserisco qui un articolo comparso ieri 25 marzo sulla rivista del MIT (forse la migliore università del mondo per scienza e tecnologia). Il dettagliato articolo insiste sull’importanza dei test di positività, sull’esempio del metodo sudcoreano, che si è dimostrato efficace per arrestare il virus e invertire la tendenza. Le parole che ho messo qui come titolo sono contenute in un messaggio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO):
“Abbiamo un messaggio semplice per tutti i paesi: tamponi, tamponi, tamponi. Se il test risulta positivo, isolate la persona e trovate con chi è stata in contatto nei due giorni prima dei sintomi e fate tamponi anche a loro“.
Nell’articolo l’autore Neel V. Patel (noto giornalista scientifico) racconta la sua avventura personale con sintomi forse compatibili con il contagio, spiega bene perché il metodo Sud Corea ha funzionato e fa una proposta che sarebbe di grande importanza anche per l’Italia (temo però che i nostri esperti ci abbiano pensato ma siano stati costretti a rinunciare per la mancanza di strutture e di reagenti): “Per il pubblico generale dovrebbero essere diffuse delle istruzioni che spieghino che cosa deve fare una persona che sospetta di avere dei sintomi di contagio, a chi si deve rivolgere e dove deve andare per il test col tampone. Probabilmente in giro ci sono centinaia di migliaia di persone con sintomi di quel tipo”. Se è vero che il Italia si sta cominciando a intravvedere un sollievo, a maggior ragione occorre non cedere sui tamponi; anzi, è il momento di concentrarsi su di essi con tutte le energie disponibili.
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Il giro lungo di Checco Canal
Un veneziano all’estero: andata, soggiorno e ritorno.
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