AH, LA DEMOCRAZIA!
I VENEZIANI SE NE IMPIPANO. Stanno troppo bene adagiati sulle loro rendite sicure, grandi o piccole che siano, sui loro 30 milioni di turisti l’anno, sulle bancarelle, le carovane di taxi, le agenzie di hosting turistico, i negozi di borse cinesi, i bar e i caffè che in pochi anni permettono di ritirarsi alle Canarie.
A Venezia insulare si è scomodato a votare solo il 33 per cento dei residenti. Di essi, l’84 per cento ha votato per la separazione: sono il 27 per cento del totale. Per tutti gli altri, sette veneziani su dieci, le cose vanno bene così.
Evidentemente per muovere le persone, o il popolo, occorrono ragioni fortissime: sofferenze reali, com’è stato nei paesi ex comunisti, come da noi con la guerra e anche con il divorzio e l’aborto. Ma la democrazia è questo: la gente è ancora poco sensibile ai ragionamenti, alla storia, soprattutto ai discorsi sul bene comune. Il bene comune, nel DNA della specie, viene in secondo piano, dietro al bene mio personale o a quello del mio gruppo immediato. Da noi i progressi sono stati tanti, ma siamo ancora lontani dal trionfo della ragione e della cooperazione. (Titoli e articolo dalla Nuova Venezia).