REFERENDUM, DOMENICA SI VOTA
Grande battaglia all’Ateneo Veneto tra i sostenitori del SI (per la separazione dei Comuni di Venezia e Mestre) e quelli del NO (mantenere l’unione). Buoni argomenti da entrambe le parti, ma il pubblico era decisamente per la separazione. A mio avviso il fattore decisivo riguarda i componenti dei futuri consigli comunali. Continuando come adesso saranno eletti dalla terraferma (che ha quattro votanti su cinque) e non rappresenteranno gli interessi (e gli ideali) dei residenti insulari. Ne abbiamo avuto una prova con l’orribile politica di Brugnaro, che ha dato una fortissima spinta verso la trasformazione di Venezia in centro turistico acchiappatutto.
Ma un consiglio eletto solo dai veneziani insulari rappresenterà gli ideali dei residenti illuminati o gli interessi di esercenti, tassisti, proprietari di case, gondolieri, albergatori, bancarellari, subaffittuari di licenze e patenti, abusivi del Tronchetto, accompagnatori di crocieristi, importatori di maschere e di ricordini?
E’ questa la scommessa.
Io credo ancora che i disinteressati, gli amanti della città creativa, operosa e modello di vita alternativa saranno più numerosi e convinceranno gl’incerti con la forza del loro entusiasmo. Io voto convintamente per il sì!
(Immagine e articolo dalla Nuova Venezia).
Anch’io come Pellicani,meglio ,come Shaul Bassi anglista di Ca’ Foscari che ha scritto ora un articolo pubblicato da New York Times,che i problemi di Venezia in questo momento siano così gravi da richiedere il concorso di idee più ampio possibile.Dividere i due Comuni complica,non aiuta certo!(basti pensare solo al gronda e alla laguna….)Bassi invoca una cooperazione internazionale che possa ancora salvarla -del resto,Venezia appartiene al mondo essendo la più bella città del mondo-ed indica anche un possibile aristocratico destino della città ,che a mio avviso le competerebbe ,come sede e luogo di elaborazione e studio di idee sul futuro di città che come lei soffrono il turismo.Io in questo spero ,non servono due Comuni se nemmeno un solo Comune c’è l’ha sinora fatta!
Paola Scarpa, grazie per il suo commento. Anch’io sono del tutto in favore di un’autorità internazionale (mondiale?) che possa almeno SUGGERIRE delle misure gestionali se non proprio IMPORLE. Ma non vedo come questo contrasti con un comune autonomo per la Venezia insulare. E a proposito dell’idea di autorità internazionale devo ricordare la deludente esperienza che abbiamo vissuto di recente con l’assemblea dell’UNESCO che ha accettato (o finto di accettare) le trionfali dichiarazioni del sindaco in carica e le rassicuranti promesse del Governo nazionale, finendo per concedere alla città un altro anno di tempo per mettersi in linea con le raccomandazioni (o anzi, le ferme richieste) della commissione della stessa UNESCO, commissione che aveva messo in luce le gravissime responsabilità dei poteri pubblici nella crisi di Venezia. Qualcuno potrebbe sostenere con buone ragioni l’idea che un’autorità internazionale potrebbe trovarsi impantanata nelle stesse difficoltà delle Nazioni Unite e dell’UNESCO, con il risultato di sottomettere il destino di Venezia alle contingenze della politica internazionale. La questione non è semplice e necessita di ragionamenti profondi e disinteressati.