LE ALTERNATIVE AL MOSE -2
Le previsioni dell’innalzamento dei mari vanno da 50 cm. nel 2050 a un metro e più nel 2100. Se vogliamo guardare lontano abbiamo bisogno, per proteggere Venezia, di una soluzione temporanea nell’attesa di constatare come le cose si evolveranno, il che permetterà di formulare piani adeguati per il medio e lungo termine. Io vorrei qui riferire le idee e proposte di un veneziano di grande fama nell’ambiente degli esperti climatici, l’ingegner Paolo Pirazzoli, ex allievo del Marco Polo emigrato all’estero come tanti studiosi di valore negli anni sessanta e settanta (io l’ho avuto come compagno di classe per tre anni e per questo ne ho poi seguito da vicino la carriera). Pirazzoli andò a lavorare in Francia dove divenne Direttore di Ricerca del CNR francese (CNRS) e specialista nello studio dei livelli dei mari di tutto il pianeta, con particolare attenzione al Mediterraneo e al mar Adriatico. Le decine e decine di sue pubblicazioni sono elencate a questo indirizzo sul sito del CNRS.
L’idea di Pirazzoli (scomparso nel 2017, lasciando tutti i suoi libri alla sezione veneziana di Italia Nostra che li sta preservando e li esporrà nella sua nuova sede) è che alla fine si renderà necessario isolare Venezia dal mare Adriatico. Già in un articolo del 2006 riteneva il Mose “inadeguato a proteggere Venezia nel caso di un innalzamento dei liveli del mare nel futuro prossimo”.
La soluzione che Pirazzoli proponeva, o anzi annunciava come inevitabile, era la costruzione di strutture permanenti capaci di separare Venezia dal mare in modo definitivo, come hanno già fatto gli olandesi con parte del loro territorio: una o più dighe che isolassero la laguna dal mare trasformandola in un grande lago d’acqua dolce. Un’idea che può far rabbrividire finché non la si studia in dettaglio. Ma che sicuramente ha molto più senso dell’altra “grande opera” che alcuni già auspicano e che sarebbe il “sollevamento” del suolo di tutta la città (e dintorni) attraverso iniezioni d’acqua nella falda sotterranea.
Con la prudenza dello scienziato imparziale, Pirazzoli non presentava quella possibilità come un’ovvia soluzione a tutti i mali. Usava molta cautela, il che costituisce una ragione di più per considerarla seriamente. Ecco come la presentava in un libretto pubblicato nel 2011 per l’editrice veneziana Corte del Fontego nella collana “Occhi aperti su Venezia”:
Una separazione definitiva della laguna dal mare porrebbe molti problemi per la sua sopravvivenza… Ma una soluzione di questi problemi resta possibile. Un esempio al quale ispirarsi potrebbe essere quello olandese, dove l’aeroporto di Amsterdam si trova a oltre 3 m sotto il livello del mare e dove, quasi un secolo fa, una possente diga ha separato il golfo di Amsterdam dal mare, trasformando una parte dello Zuider Zee nel lago di acqua dolce Issel.
(da Paolo Pirazzoli, “La misura dell’acqua”, Corte del Fontego, Venezia 2013). Nella foto qui sopra: Il lago Ijssel (Ijesselmeer), prima un mare salato chiamato Zuider Zee, è separato dal mare con una “possente diga” e si estende per 1.500 chilometri quadrati (la laguna di Venezia ne comprende circa 550). Nella foto qui sotto: Pirazzoli durante una conferenza internazionale ad Atene.
Questo intervento di Paolo Lanapoppi ‘ molto appopriato nella ssostanza e al tempo stesso rappresenta un omaggio ddcovuto alla mempria di Paolo Pirazzoli, che con competenza e perseveranza portoò avanti a lungo queste idee. A proposito de innalzamenti del suolo mediante iniezioni profonde, sarei meno scettico a priori e mi pare comunque deplorabile che i esperimenti non siano nemmeno iniziati, eccetto tudi che erano piuttosto promettenti.